Argentina: la rivoluzione della libertà
Il voto del 26 ottobre 2025 ha confermato che la libertà non è un’idea astratta: è la scelta di un popolo che ha deciso di ribellarsi allo statalismo.
di Sandro Scoppa
L’Argentina ha scelto: non solo un cambiamento, ma una conferma di direzione. Le elezioni legislative del 26 ottobre hanno segnato un successo netto per il presidente Javier Milei e per il suo partito, La Libertad Avanza, che ha raccolto oltre il 40 % dei voti a livello nazionale, lasciando l’opposizione tradizionale indietro di più di nove punti.
Questo risultato non è semplicemente numerico: è politico, culturale, esistenziale. In un Paese che per decenni ha vissuto sotto l’inflazione galoppante, la burocrazia opprimente e un debito pubblico che gravava come un macigno sulla libertà individuale, il leader riformatore ha avuto il coraggio di proporre un’alternativa: meno Stato, più mercato; meno assistenzialismo, più proprietà; meno clientilismo, più responsabilità.
La vittoria in provincia di Buenos Aires, storica roccaforte delle forze peroniste, è simbolo. Qui, La Libertad Avanza ha superato la soglia del 41 % e ha ribaltato un contesto in cui solo poche settimane prima perdeva nettamente. Anche nei grandi centri, dove il consenso era considerato stabile per i partiti tradizionali, si è registrata una resa dei conti: la libertà ha bussato alla porta mentre lo Stato dormiva.
Dal punto di vista istituzionale, il risultato rafforza la posizione del presidente: con una maggioranza relativa così ampia, può contare su un Congresso meno ostile e più predisposto a concretizzare la sua agenda liberale. Gli analisti esterni lo interpretano come un mandato chiaro per uno «shock» liberale: riduzione delle tasse, taglio della spesa, privatizzazioni, concorrenza e concorrenza fiscale.
Naturalmente, la vittoria non significa che tutti i problemi siano risolti. Il Paese resta ferito: la crisi economica, il debito, l’incertezza persisteranno. Nondimeno, la differenza è che ora la scelta è stata presa dall’alto verso il basso: la società ha deciso di premiare il paradigma della libertà invece di continuare a premiare il paradigma del potere. Milei ha scritto che «il peggio è passato» e ha detto che ora parte la fase della riforma vera.
In chiave liberale va sottolineato un altro elemento: la concorrenza fiscale e il federalismo. Una vittoria di questa natura apre la porta a una distribuzione del potere che non resta concentrata nella capitale, viene piuttosto restituita alle province, alle imprese, agli individui. Questa è la vera alternativa al “federalismo all’italiana” che tanto spesso tradisce la promessa di autonomia. Se le riforme verranno, saranno un modello anche per l’Europa.
In conclusione, il messaggio che arriva dall’Argentina è forte e chiaro: la libertà economica non è un lusso ma una condizione necessaria per la dignità e la prosperità. L’elezione non è un punto di arrivo ma l’avvio di un percorso. Il compito adesso consiste nel trasformare il consenso in istituzioni, la promessa in competenza, la retorica in risultati.
La nazione sudamericana ha infatti lanciato un segnale potente al mondo. Ha scelto di non essere più vittima dello Stato-apparato, ma protagonista della propria storia. Se questa scelta sarà onorata con politiche coerenti, allora non sarà solo un successo locale, ma un faro per chi crede nel libero mercato, nella proprietà e nella libertà.
