Catallassi, l’ordine della cooperazione libera

“Catallassi” è una parola poco conosciuta, ma racchiude una delle idee più affascinanti del pensiero moderno.

Friedrich A. von Hayek l’ha impiegata per indicare l’ordine spontaneo che scaturisce dagli scambi di mercato: un ordine non progettato da nessuno, ma generato dalla libera interazione di individui che perseguono fini propri e diversi.

Il termine deriva dal greco katallassein, che significa “scambiare”, ma anche “riconciliare” e “trasformare il nemico in amico”. Questa radice racchiude un significato profondo: lo scambio volontario non è solo un atto economico, è un gesto di civiltà, capace di unire le persone, di creare cooperazione e di sostituire la violenza con la pace.

Già nel 1831 Richard Whately aveva intuito che l’essenza della vita economica fosse nello scambio, tanto da proporre di chiamare l’economia politica catallattica, la scienza degli scambi. Era un’idea che si collegava perfettamente alla lezione di Adam Smith, secondo cui l’uomo è “l’essere che scambia”. Tuttavia è stato Ludwig von Mises, un secolo dopo, a restituire forza a quel termine. Nella sua Azione umana, lo scienziato austriaco ha dedicato un’intera sezione alla catallattica, mostrando come la società di mercato sia fondata sullo scambio monetario, che libera l’uomo dalle antiche servitù personali e lo affranca dal bisogno di ottenere l’approvazione degli altri per raggiungere i propri fini.

La catallassi, come l’ha poi definita Hayek, è la rete di relazioni che nasce spontaneamente dagli scambi tra individui liberi. Ognuno agisce per il proprio interesse, ma il risultato collettivo è un ordine armonico, che nessuno ha previsto né imposto. È un sistema che funziona senza comando, dove la cooperazione non deriva dall’obbedienza, ma dalla libertà.

Nondimeno, perché la catallassi possa esistere, deve poggiare su un quadro di regole generali e astratte, che tutelino la libertà di ciascuno e delimitino i confini dell’agire. La giustizia, in questo contesto, non è un dovere positivo, è piuttosto una condizione di rispetto reciproco: non impone di fare il bene, quanto di non fare il male. Il diritto non prescrive i fini comuni, assicura invece che ogni individuo possa perseguire i propri senza invadere quelli altrui. È in questo spazio di libertà delimitata che nasce la Grande Società, dove individui diversi per convinzioni, valori e obiettivi cooperano pacificamente, scambiando beni, conoscenze e servizi. Una società che si regge sulla fiducia, sul rispetto e sulla consapevolezza dei propri limiti, nella quale nessuno pretende di dirigere la vita degli altri, ma tutti contribuiscono, con le proprie scelte, alla creazione di un ordine più ampio.

La catallassi è, in fondo, l’ordine della libertà. È la prova che il mercato non divide, ma unisce; non distrugge la società, ma la fonda. È la forma più alta della cooperazione umana: quella che nasce dallo scambio e che trasforma la pluralità dei fini in un’armonia senza regista con infiniti protagonisti.

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